martedì 22 dicembre 2015

PER AUGURARVI BUONE FESTE CON AUGURI INSOLITI

I ragazzi della quinta elementare delle scuole di Melide durante un'intera mattina hanno sperimentato
la scrittura. In che modo?

A partire dal libro di Bruno Munari, "Contanti affettuosissimi auguri" edito da Corraini da cui mi sono ispirata per questo laboratorio, ho proposto una sperimentazione attraverso il segno della parola "Auguri".

Dapprima ho invitato i ragazzi ad una sperimentazione della lettera "A" così da familiarizzare con gli strumenti e i gesti.

In quanti modi è possibile rappresentare una "A"?

A maiscola, A minuscola, A in stampatello, A in corsivo.
Una A grande, una piccola, una storta, una rotonda, una quadrata.
Una a linee, a puntini, a trattini.
Una A timida, un'altra arrabbiata, una ancora caotica e una invece contenta.

Con quali strumenti?

Matite di differenti durezze, pastelli a olio, a cera, gessetti, carbone e carboncini, grafite. E ancora pennarelli a punta fine, grossa, a scalpello. Tratto pen, biro...




Una prima sperimentazione della "A" è servita a prendere conoscenza degli strumenti e delle molteplici possibilità che offrono. 
La combinazione degli strumenti con i gesti della mano moltiplicano le variabili. Un gesto leggero risulterà all'occhio sicuramente diverso rispetto ad un gesto pesante e quindi dal tratto più deciso. Se con la mano si inclina il pastello o la matita si avranno altri segni. Se si ruota lo strumento mentre si scrive si avranno altri segni ancora.

Inseguito invito i ragazzi a continuare la sperimentazione con l'intera parola, "Auguri", sempre tenendo ben presente le possibilità di ricerca che vengono offerte dagli strumenti e i gesti della mano.



Dopo il nero, come ci suggerisce anche Bruno Munari nel suo libro aggiungo del colore: diverse tonalità di rosa, rossi e viola.


La sperimentazione si arricchisce ulteriormente.


Conclusa la sperimentazione propongo ai ragazzi di riorganizzare il lavoro mediante un catalogo. La catalogazione è un atto molto importante che aiuta chi ha sperimentato a riflettere sul lavoro svolto.
Si riguardano attentamente le sperimentazioni, si fa una scelta, a volte di carattere più estetico altre invece di carattere più oggettivo e si riordina secondo un criterio ben preciso. Parlo dell'importanza della catalogazione anche qui e qui.



Con tutti questi splendidi "auguri", non mi rimane altro che augurarvi di cuore Buone Feste. Desidero farlo anche attraverso le parole di Bruno Munari: 

"Una chiara mattina di settembre l'editore
(Gerardo e Fabio di NodoLibri) va da Munari
per chiedergli qualcosa di allegro.
Discutono del più e del meno scartando
molte proposte (sopratutto quelle del meno)
Una boccia cubica? troppo fragile;
un presepe alla milanese? troppo zafferano;
un origami di sete? troppe pieghe.
Allora un panettone? troppe uvette.
Meglio un libro di auguri! Per niente banale.
Un'idea davvero originale e pure in contanti!
Munari scatta e decide di entrare nel Guinness
dei Primati (che non sono scimmie):
in sette (7) giorni il libro è pronto.
tratto da: "Contanti affettuosissimi auguri", Corraini 2007

Arrivederci all'anno prossimo
con molte altre sperimentazioni e proposte!
Simona Balmelli

mercoledì 16 dicembre 2015

GIOCHI PER TUTTI I SENSI #1 – L'EDUCAZIONE AL COLORE

Durante i tre anni trascorsi nelle scuole dell'infanzia e asili nido cercando di promuovere un modo diverso di fare e vedere le cose attraverso i laboratori Bruno Munari, ho sentito l'esigenza di costruire delle piccole esperienze sensoriali, affinché i bambini potessero divertirsi giocando e imparando attraverso i sensi.

Ho iniziato così a costruire, con un "fai da te" assolutamente casalingo, piccoli giochi sensoriali per i bambini delle scuole, ma non solo. Giochi per tutti i sensi, giochi tattili, sonori, olfattivi e visivi. Guardate qui e qui.

Oggi in particolare vorrei parlarvi dell'esperienza visiva e dell'educazione del "senso cromatico". Seguiranno altri post su piccoli giochi sonori, olfattivi e tattili.

Questi giochi traggono ispirazione dai materiali di una grande pedagogista, educatrice, filosofa, medico Maria Montessori la quale dice ne "La scoperta del bambino" che "l'educazione dei sensi, formando uomini osservatori, non compie solo un ufficio generico di adattamento all'epoca presente della civiltà, ma ancora prepara direttamente alla vita pratica".

Spolette colorate

Nell'immagine appena sopra potete osservare tre scatole: una piccola, una media e una grande. Sono le spolette colorate ideate appunto da Maria Montessori. Si chiamano spolette proprio perché originariamente "il materiale consta di tavolette intorno alle quali sono avvolti dei fili di seta vivamente colorati" (Cit. ne "La scoperta del bambino").

La scatola piccola contiene sei spolette con i tre colori primari, due per ogni colore. La scatola lunga oltre ai colori primari si aggiungono quelli secondari, il bianco, il nero e il grigio per un totale di undici coppie di colore. Mentre nella scatola grande ci sono gradazioni di nove colori scomposti in sette sfumature.

Il bambino a partire dai due anni (l'età è comunque però molto variabile e personale) può giocare autonomamente appaiando i colori e cercando anche di nominarli correttamente. Per le prime prove è comunque preferibile che il bambino sia accompagnato nel suo percorso di scoperta. Si comincia dalla scatola più semplice per arrivare alla più complessa.

Colori primari

Si continua poi con la scatola del lungo appaiamento.

Colori secondari

Per arrivare alla scatola delle nove gradazioni di colore.
"Ho visto i bambini prendere l'intera scatola di 63 colori, rovesciarla sul tavolo, mescolare a lungo le tavolette: poi rapidamente riformare i gruppi e disporli per gradazione, costruendo una specie di tappetino vagamente colorato e sfumato, sul tavolo.
I bambini riescono presto ad acquisire un'abilità, innanzi alla quale noi restiamo confusi. I bambini di tre anni riescono a mettere in gradazione tutte le tinte" (Cit. ne "La scoperta del bambino").

Gradazioni - sfumature

Laddove non ci fosse la possibilità di acquistare questi meravigliosi materiali una possibilità è quella di costruirseli da soli. Io ho scelto un modo semplice, veloce e pulito.
Con dei campioni di colore che si possono reperire gratuitamente nei colorifici, un taglierino, del nastro biadesivo e dei rettangoli di legno si assembla il tutto e il gioco è fatto.




Durante un laboratorio alla scuola dell'infanzia ho proposto il "tavolo cromatico". Quattro esperienze sull'educazione al colore da sperimentare singolarmente, in coppia o a piccoli gruppi:

1. Gradazioni e sfumature dal bianco al nero;
2. Giochi di trasparenze e sovrapposizioni;
3. Gradazioni e sfumature dal giallo al rosso;
4. Giochi ottici e mescolanze.


Ed ecco i bambini all'opera: grandi lavoratori e attenti osservatori.




Se desiderate scoprire altri giochi da costruire in casa, seguitemi. Pubblicherò altri post sull'educazione ai sensi.

mercoledì 9 dicembre 2015

#2 CHI È BRUNO MUNARI?



"Lui è uno che se vede una foglia secca di
fico d'India sulla spiaggia, non le dà un
calcio come fanno gli altri, ma la raccoglie,
le guarda dentro, e ci trova una incredibile
tessitura a trama esagonale. Adesso ne
tiene una nel suo studio di Milano. Se ti
avvicini, ti fa vedere in quanti modi la
natura è capace di disegnare gli esagoni".

Tratto da: "Chi è Bruno Munari" di Valeria Tassinari, Corraini 2006


Qui il primo post della serie dedicata a Bruno Munari, artista poliedrico.

martedì 1 dicembre 2015

DALLA SPERIMENTAZIONE AL PROGETTO, DALLA CARTA AL FIORE

La sperimentazione in laboratorio Metodo Bruno Munari® è forse il momento più importante del laboratorio. Sperimentare per apprendere attraverso la scoperta significa, dal Dizionario italiano ragionato: "sottoporre a un controllo, a una verifica, a una prova. Procedere nella conoscenza scientifica non per ragionamenti o principi astratti ma per esperienze sensibili".

Ricercare e provare dunque anche attraverso i sensi. Ogni persona durante questa fase del laboratorio ha la possibilità di esprimersi attraverso il fare, ma senza un fine preciso. Si ricerca, si prova e si fa per capire. Quiqui, e anche qui parlo della sperimentazione sulla carta.

La sperimentazione poi può certamente portare ad altri ragionamenti. Per esempio si può catalogare.

Catalogo delle azioni scoperte durante la sperimentazione

Catalogare significa riordinare, classificare secondo un criterio e con un certo ordine. È importante per comprendere la sperimentazione e continuare nella fase successiva, la progettazione.

Si potrebbe ad esempio progettare un libro per conoscerne il suo linguaggio comunicativo e tutti gli elementi che lo compongono.


Si potrebbero creare delle sculture da viaggio, ispirate alle opere di Bruno Munari.


Oppure si potrebbe partire dalla sperimentazione della carta per arrivare ad un altro progetto, quello dei fiori e della loro forma.


Nel post precedente avevo già accennato alla forma dei fiori. Corolle a quattro, cinque, sei o più petali, a simmetria bilaterale. Petali dalla forma rosacea, orciolata, tubulosa, ligulata... Fiori semplici, semidoppi, doppi. Fiori a coppa, a punta, a vaso. Fiori globosi, fiori arruffati, arrotondati. Fiori a rosetta e a pon-pon.

Esempi visivi

Immagine tratta da: http://www.actaplantarum.org/morfologia/morfologia5c.ph













A partire da materiali già lavorati in precedenza dove l'unico scopo era quello di ricercare e sperimentare le azioni che si possono fare con un foglio di carta ora il focus è centrato sulla corolla dei fiori e sulla forma dei petali. 




I fiori che nascono possono essere certamente fiori simili alla realtà, ma per la maggior parte sono fiori nati dall'immaginario di ognuno.



Se penso a fiori fantastici posso certamente citare il grande lavoro di Luigi Serafini del suo "Codex Seraphinianus" dove l'autore si immagina un'enciclopedia totalmente inventata, sia per le immagini che per la scrittura. Dove anche se non capiamo nulla di quello che c'è scritto, possiamo certamente capirne l'argomento e la classificazione.

Codex Seraphinianus di Luigi Serafini, Rizzoli 2013

Penso anche al lavoro di Leo Lionni dove Artisie, Giraluna, Tirilli e altre forme vegetali fantastiche compongono il suo universo botanico immaginario in "Botanica Parallela".

La botanica parallela di Leo Lionni, Gallici 2012


La sperimentazione offre molti spunti per continuare il lavoro. Che si parli di carta, colore, segni, forme e formati, tecniche pittoriche... ricercarne le variabili e le molteplici possibilità attraverso un metodo è un'immensa ricchezza ogni volta da scoprire.


Laboratorio per adulti

martedì 24 novembre 2015

IN UN METRO QUADRATO DI PRATO

Sapete che il Dente di leone, chiamato così nella lingua popolare, viene denominato in molti altri modi? Dal suo nome originale "Taraxacum Officinale" a Soffione, Piscialetto, Bofarella, Cicoria, Ingrassaporci, Cicoria burda, solo per citarni alcuni.
Come il Tarassaco comune anche molti altri fiori vengono chiamati in molti modi differenti.
Pensiamo alla comune "Margherita" e a quante specie sono racchiuse invece in un unico nome. C'è la Margherita comune, la Margherita dei campi, la Margheritina e la Margherita diploide. Molte Camomille si confondono poi con la Margherita anch'essa però contraddistinta da più specie.



A causa della variabilità dei nomi, in passato ci si confondeva e spesso si scambiava una specie per un'altra. Solo dopo l'introduzione di una nomenclatura scientifica e univoca è stato possibile riferirsi alle specie di piante, erbe e fiori senza errori.

Questa forma di nomenclatura la si deve al naturalista svedese Carl Nilsson Linnaeus (1707 – 1778), detto Linneo.

Papavero, Dente di leone, Acetosa, Tarassaco, Costola giuncolina, Piantaggine, Barba di becco pratense... Erbe quali la Sanguinella comune, Cannuccia di palude, Avena selvatica, Gramigna bionda, Sonagli comuni sono solo una piccolissima parte di fiori che possiamo trovare in un metro quadrato di prato.



Il laboratorio così allestito, invita subito ad osservare. L'osservazione della forma del fiore è uno dei tratti più distintivi e importanti per poter riconoscere la pianta. Troviamo fiori con quattro, cinque, o più petali. Fiori con una simmetria bilaterale.


Fiori a quattro, cinque, sei (e oltre) petali. L'ultimo esempio, fiore a simmetria bilaterale.
Immagini tratte da: "Che fiore è questo?" – Scienze naturali/Manuali


L'osservazione del colore del fiore è un altro elemento fondamentale. Troviamo piante dai colori inconfondibili, bianchi, gialli, rossi, verdi e piante invece dai fiori variabili, come possono essere le sfumature tra il rosso e il blu nelle quali durante la stagione c'è una mutazione che tende al violaceo.


Primula comune, Farinello buon Enrico, Trifoglio alpestre, Cicoria comune, Genziana minore.
Immagini tratte da: "Che fiore è questo?" – Scienze naturali/Manuali


Si può inoltre osservare anche attraverso una lente di ingrandimento per cogliere i dettagli più minuscoli. Il laboratorio invita altresì a sentire attraverso il senso del tatto e dell'olfatto.


Un laboratorio che oltre all'osservazione e conoscenza di piante, erbe e fiori, volge lo sguardo alla tecnica del disegno. Il prato non è più solamente una striscia di un unico verde disegnato in basso al foglio, ma è formato invece da tanti fili. Naturalmente fili tutti diversi tra loro.


E oltre alla tecnica si gioca anche con una regola. Con tanti pennelli, tutti diversi per forma e dimensione, si disegna il prato seguendo questa regola: il segno viene tracciato sempre dal basso verso l'alto. In questo modo si conferisce ai fili d'erba dinamicità, sfumature e contrasti di chiari e scuri.


Un laboratorio che mescola conoscenze scientifiche, tecniche e artistiche. Favorisce il lavoro di gruppo e la condivisione e insegna che il fiore è già nel pennello perché proprio come ci ricorda Bruno Munari: "È il segno che fa il disegno".


Il prato – da un progetto di Silvana Sperati


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